Non vi è alcun atto che provi l’esistenza della Chiesa, dedicata a San Lorenzo, a Monticelli XIV Secolo.
Fu dopo l’erezione del borgo in podesteria del Comune di Cremona, nel 1300, che comparve in quello stesso anno la chiesa di S. Giovanni Battista e due anni dopo la chiesa di San Giorgio, entrambe parrocchiali; l’una dipendente dalla pievana di Polignano in diocesi di Piacenza, l’altra dipendente dall’abbazia di Nonantola ma sottoposta alla pieve di San Giuliano in diocesi di Cremona.
La divisione delle due giurisdizioni ecclesiastiche era segnata proprio a Monticelli dal confine tra i comuni di Piacenza e di Cremona, che si sarebbe poi fissato definitivamente poco più a ovest a delimitare dapprima la giurisdizione dello Stato Pallavicino e presentemente quella diocesana.
La chiesa di San Giorgio fu con tutte le altre chiese diocesane cremonesi del distretto sottomessa alla collegiata di Busseto all’epoca della sua erezione nel 1436.
Il territorio giurisdizionale della pieve di San Giuliano formava, con la stessa Monticelli d’Ongina, il cosiddetto feudo vecchio, di cui s’impadronì nel 1410 Orlando Pallavicino il Magnifico, che ebbe conferma del suo nuovo possesso dall’imperatore Sigismondo il 5 dicembre 1413.
Fu lo stesso Orlando ad ottenere dal pontefice Eugenio IV la supremazia ecclesiastica di Busseto capitale del suo marchesato sulle chiese dell’Oltrepò cremonese con l’erigervi e dotarvi una chiesa collegiata decorata del titolo di prepositura. Ma alla sua morte nel 1457, nella divisione dei beni tra i figli maschi, il feudo vecchio, che aveva a centro maggiore e più importante Monticelli, pervenne in eredità a monsignor Carlo, vescovo di Lodi, il quale a sua volta, per assicurare agli abitanti del borgo una conveniente assistenza religiosa, si fece promotore di un analoga iniziativa.
Egli pertanto presentò istanza al pontefice Paolo II tendente ad ottenere il benestare per l’erezione a Monticelli di una chiesa a comodo dei fedeli del luogo, per i quali a detta del Pallavicino risultava disagevole l’uscire dal castrum per recarsi nelle chiese a compiervi i doveri religiosi.
Paolo II aderiva alla richiesta con bolla 6 febbraio 1470, il documento sanciva il diritto per monsignor Pallavicino di erigere e dotare una chiesa collegiata, di trasferire in essa la cura parrocchiale delle due chiese monticellesi predette, sottoponendole alla stessa collegiata unitamente alle altre del distretto.
Monsignor Pallavicino, oltre ad affrontare la spesa considerevole per l’erezione del monumentale tempio, dovette lottare con molti problemi di giurisdizione.
Cremona rivendicava a sé la zona monticellese e la chiesa di Busseto era poco propensa a cedere a Monticelli alcune delle parrocchie ad essa sottoposte nel 1436 in forza della bolla di Eugenio IV. Per porre fine a liti e contestazioni, il pontefice Pio V, con lettera apostolica 17 gennaio 1572, esentò la chiesa di Monticelli da qualsiasi diocesi, dichiarandola immediatamente soggetta alla Santa Sede; e riaffermava al prevosto la libertà di esercitare la giurisdizione spirituale nel territorio.
Al documento faceva seguito una lunga lettera del cardinale Alessandro Riario Sforza, diretta più che altro al vescovo di Cremona, nella quale il porporato spiegava non solo al prevosto di Monticelli, ma a quanti avessero voluto impugnare l’autorità e la libera giurisdizione del capo della chiesa di San Lorenzo, le ragioni che portarono all’esenzione della collegiata di Monticelli da qualsiasi diocesi.
Ciononostante la decisione papale veniva nuovamente impugnata nel 1580 dal vescovo di Cremona Niccolò Sfondrati, ma il pontefice regnante, Gregorio XIV, confermava quanto aveva stabilito il suo antecessore S. Pio V.
Con l’erezione nel 1601 della Diocesi di Borgo San Donnino, Monticelli d’Ongina perdette i privilegi di esenzione ed entrò a farne parte con le altre parrocchie del piacentino e del parmense che dipendevano dalla diocesi di Cremona.
Venivano anche fissati i confini delle singole giurisdizioni parrocchiali.